Negli anni immediatamente successivi al crollo dell’ Unione Sovietica il sistema bancario russo ha avuto uno sviluppo vorticoso; da un settore costituito da 5 grandi banche (Sberbank, VEB, VTB, Agroprombank e Zhilsotbank), a cui si era aggiunta l’International Moscow Bank – istituto di credito consortile partecipato anche dall’italiana Banca Commerciale italiana – si è arrivati fino ad un mercato fortemente frammentato, con oltre 1.500 istituti di credito. Questa crescita esponenziale era legata all’aumento della redditività dell’attività bancaria – accelerata dall’inflazione – e dall’esigenza di nuove istituzioni finanziarie a supporto di aziende, anche di piccole e medie dimensioni.
Con il passare degli anni anche questo modello, composto da molte banche sottocapitalizzate, ha mostrato i propri limiti: le periodiche bancarotte hanno coinvolto negli anni anche molti risparmiatori, dato che gli attivi erano appena sufficienti per coprire i debiti verso il fisco e i dipendenti. La crisi del 1998 toccò sia le nuove banche, di ogni dimensione, sia su quelle statali ereditate dall’Unione Sovietica: alcune di queste furono salvate dallo Stato, altre furono lasciate alla liquidazione coatta e parte dei loro attivi finirono, successivamente, fra gli asset degli istituti di credito sopravvissuti.
La creazione dell’agenzia per la tutela dei depositi
La presenza di un di una grande banca controllata dalla Banca Centrale (Sberbank) che, da sola, raccoglieva il 60% dei depositi della popolazione e che godeva di una supposta “garanzia statale” a tutela dei propri depositanti, ha impedito per molti anni la creazione di un’agenzia per la tutela dei depositi e, conseguentemente, di un meccanismo per il rimborso in caso di fallimenti. Questo meccanismo di tutela vedrà la luce solo nel 2004, a seguito della crisi di un’importante istituto di credito. L’Agenzia per la tutela dei depositi russa garantisce i depositi delle persone fisiche e degli imprenditori individuali fino all’importo di 1.400.000 rubli (circa 17.500 Euro). Da più parti sono state sollevate negli anni richieste di aumento di questo limite, certamente ridotto rispetto alle analoghe coperture previste in Europa. Al tempo stesso è stato richiesto di estendere la copertura anche ai depositi delle persone giuridiche. La Banca Centrale russa ha deciso di rinviare al 2019-2020 l’eventuale allargamento della misura alle persone giuridiche, mentre ritiene che il limite quantitativo sia adeguato in considerazione della potenzialità media di risparmio della popolazione.
L’Agenzia per la tutela dei depositi russa garantisce i depositi delle persone fisiche e degli imprenditori individuali fino all’importo di 1.400.000 rubli
Fatta salva la tutela sui depositi, per le banche in difficoltà non esistevano a quel tempo alternative alla liquidazione coatta, gestita attraverso la nomina di un curatore fallimentare. La crisi mondiale del 2007-2008 aumentò poi ulteriormente il tasso di mortalità delle banche russe.
Ėl’vira Nabiullina e il risanamento del sistema bancario
Nel 2013, con la nomina dell’attuale Governatore della Banca Centrale Ėl’vira Nabiullina, l’Istituto di Vigilanza iniziò un’opera di pulizia del sistema bancario, che ha comportato la riduzione degli istituti fino agli attuali 512.
Questa “operazione di pulizia”, fondata su controlli rigorosi, ha applicato ampiamente la revoca della licenza bancaria in presenza di elementi di rischio eccessivo o – in alcuni casi – di attività fraudolenta da parte di manager e azionisti. Le licenze revocate sono aumentate progressivamente fino al 2016, mentre, nel contempo, si faceva strada l’esigenza di evitare la chiusura di istituti di dimensioni medio-grandi, spesso presenti su tutto il territorio, la cui liquidazione avrebbe comportato ingenti danni all’economia del paese.
La Banca Centrale ha, pertanto, cercato di sanare parte delle banche in difficoltà affidandole ad un’altra banca “sanante”, che veniva remunerata con un finanziamento a medio-lungo termine a tassi molto bassi. Questo meccanismo sulla carta era particolarmente attraente per la banca sanante, la quale riceveva fondi da poter impiegare a tassi considerevolmente maggiori, e poteva disporre di nuove filiali, fatta salva la possibilità di venderne gli asset e gli immobili e di licenziare buona parte dei dipendenti. Di fatto però il processo di ristrutturazione della banca in difficoltà nascondeva spesso diverse insidie e situazioni di difficile gestione che andavano a gravare sulla banca sanante.
Il Fondo per il Consolidamento del settore bancario
La Banca Centrale ha dunque creato un nuovo meccanismo, il Fondo per il Consolidamento del settore bancario: una nuova struttura, il cui capitale proviene direttamente dalla Banca Centrale, creata con l’obiettivo di salvare le banche sistemiche, cioè le grandi banche ritenute essenziali per la stabilità del paese. Con il Fondo si procede, di fatto, alla nazionalizzazione della banca, all’estromissione dei vecchi azionisti senza nocumento alcuno per i depositanti (anche oltre il limite di 1,4 milioni di rubli) e per gli altri creditori, mentre la banca continua ad operare sul mercato sotto la direzione strategica della Banca Centrale, che potrò utilizzare questo potere per favorire aggregazioni tra istituti o per far confluire risorse verso un particolare settore dell’economia.
Le elevate riserve valutarie della Russia permettono alla Banca Centrale e, conseguentemente, al Fondo per il Consolidamento del settore bancario, di poter intervenire efficacemente. Nell’autunno del 2017 tre banche private sono praticamente fallite: Otkrytie, B&N Bank e Promsvyazbank. Le prime due sono tornate ad operare come banche statali e verranno fuse entro il prossimo anno, mentre Promsvyazbank dovrebbe essere destinata al finanziamento del settore militare.
Le elevate riserve valutarie della Russia permettono alla Banca Centrale e, conseguentemente, al Fondo per il Consolidamento del settore bancario, di poter intervenire efficacemente.
Il risultato ottenuto
In conclusione la Russia presenta, attualmente, un sistema bancario ben controllato dall’Istituto di Vigilanza, che ha a sua disposizione parecchi strumenti, sia a livello macro di politica monetaria e creditizia, che a livello micro nel caso di crisi di singole banche.
Angelo Lazzari, CEO di GruppoARC
Ferdinando Pelazzo, responsabile dell’Ufficio di rappresentanza Ubi Banca in Russia